Trump, la Siria e il rituale “God bless America” dei discorsi presidenziali

Non poteva mancare. Anche questa volta un Presidente americano ha invocato la benedizione del suo paese al termine di un delicato discorso pubblico (attacco in Siria nella notte del 13-14 aprile). Ma la frase rituale “God bless America” (“Dio benedica l’America”), nelle sue varianti, usata dai leader americani per concludere pressoché ogni discorso pubblico, ha in realtà soltanto pochi decenni di vita.

Un’inchiesta del 2008 pubblicata sul Seattle Times evidenzia come, in 15.000 discorsi di leader politici a partire dall’elezione di Franklin Roosevelt nel 1932 fino al sesto anno di presidenza Bush, la frase è stata usata prima di Reagan soltanto una volta: il 30 aprile del 1973, quando Nixon concluse un discorso sul Watergate.

La formula così come la conosciamo oggi venne infatti creata proprio dall’ex governatore della California Ronald Reagan nel 1980, quando a Detroit accettò ufficialmente la candidatura alle primarie repubblicane. Reagan, con un passato di attore a Hollywood, famoso per il suo carisma in pubblico, quel giorno chiuse quel discorso invitando così i partecipanti: “Possiamo iniziare la nostra crociata… uniti insieme… in un momento di preghiera in silenzio?” E per 13 secondi silenzio fu; dopo di che pronunciò la fatidica formula “God bless America”, tra gli applausi nuovamente scroscianti dei presenti.

Gli strateghi della comunicazione compresero la bontà dello slogan solo quando arrivarono i dati elettorali: i potentissimi evangelici, che in precedenza avevano votato in massa per Jimmy Carter (che aveva giurato nel 1976 di essere “rinato” cristiano) si spostarono convinti verso i conservatori. E fu così che il partito repubblicano, da quel momento, avrebbe sposato per gli anni a venire la retorica dell’idea di una nazione “al di sotto di Dio”.

Dal discorso sullo Stato dell’Unione del 1984 (Reagan) in poi tutti i discorsi presidenziali si sarebbero conclusi con la formula del Dio benedicente, e nessun presidente vi avrebbe rinunciato: c’era da assicurarsi il voto evangelico, e ciò poteva anche significare sottoporsi ad una serie di rituali (che in verità, ai tempi di John Fitzgerald Kennedy, pur ritenuto cattolicissimo, sarebbero stati impensabili).

E così la menzione di “Dio” passò da una media del 47% nei discorsi pubblici al tempo di Roosevelt al 90% durante le presidenze Reagan e Bush, con il successivo adeguamento anche da parte di Barack Obama.

E così la formula “God bless America” continua ad essere, ancor oggi, un eccellente propellente patriottico.

 

Discorsi dei leader politici in occasione dell’attacco in Siria del 14 aprile 2018 (Trump, May, Macron) – Leggi i testi

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