“Potevo fare di questa aula sorda e grigia un bivacco di manipoli”. Mussolini e la retorica autoritaria in Parlamento

Presto (almeno così si spera) potremo analizzare diversi discorsi istituzionali di insediamento (Presidenti di Camera e Senato, Presidente del Consiglio). Nell’attesa, può essere interessante tornare a leggere alcuni discorsi particolarmente importanti per la storia del Paese ed anche della linguistica e della retorica, come quelli pronunciati da Mussolini il 16 novembre 1922 (c.d. “discorso del bivacco”) e il 3 gennaio 1925 (sul caso Matteotti). Il primo è quello di insediamento al Governo, poche settimane dopo la “marcia su Roma”; è il giorno in cui Mussolini ottiene l’ambita fiducia (306 voti favorevoli contro 116 contrari e 7 astensioni). Una larga maggioranza, confortata dagli autorevoli voti di protagonisti passati e futuri della politica italiana quali Giolitti, Salandra, Bonomi, Orlando, De Gasperi e Gronchi. Il secondo è invece pronunciato pochi giorni dopo l’assassinio di Giacomo Matteotti. Si tratta di due discorsi collegati non solo dai connotati politici ma anche dagli strumenti linguistici e retorici utilizzati.

Lo schema argomentativo dell’oratoria mussoliniana, di chiara matrice dannunziana, si rifà, sotto alcuni aspetti, alla retorica psicagogica “trascinatrice degli animi”, una retorica più di apparenza che di sostanza, una retorica che attinge più al genere epidittico (di tipo laudativo, tipico della comunicazione pubblicitaria) piuttosto che al genere deliberativo, tipico del discorso politico.

Mussolini utilizza un linguaggio privo di riferimenti retorici e letterari, avvicinandosi maggiormente ad un linguaggio quotidiano (oratoria giornalistica), con una struttura del periodare estremamente semplice, e l’utilizzo di un ritmo ternario e della anafora quale figura retorica prevalente (“Potevo fare di quest’aula sorda e grigia un bivacco di manipoli. Potevo sprangare il Parlamento e costruire un governo esclusivamente di fascisti. Potevo, ma non ho, in questo primo tempo, voluto”) – ritmo ternario che è proprio, peraltro, anche dell’oratoria presidenziale americana.

Può dunque essere di grande interesse riprendere i due celebri discorsi, che qui si offrono sia un unico file .pdf, sia nella cornice originale degli “Atti parlmentari” dell’epoca. Si suggerisce poi la lettura di tre diversi contributi: uno relativo ai collegamenti esistenti tra i due discorsi (Fiori), un altro alle figure retoriche del ritmo (da Mussolini ai presidente americani – Trupia) e l’ultimo, un saggio riguardante la matrice dannunziana della retorica mussoliniana.

E sulla comunicazione retorica mussoliniana si tornerà presto…

 

Mussolini, Discorsi del 16 novembre 1922 e del 3 gennaio 1925 – Leggi

Mussolini, Discorso del 16 novembre 1922 (dagli atti parlamentari) – Leggi

Mussolini, Discorso del 3 gennaio 1925 (dagli atti parlamentari) – Leggi

Simonetta Fiori, “La retorica di un despota” (Repubblica) – Leggi l’articolo

Flavia Trupia, “Figure retoriche del ritmo del discorso politico: da Benito Mussolini ai presidenti americani” (Perlaretorica) – Leggi l’articolo

Elisa Garrido, “Il primo discorso fascista di Mussolini: la traccia dannunziana” – Leggi l’articolo

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