“Me ne frego!”

“Me ne frego”, “tiro dritto”, “prima gli italiani”, “chi si ferma è perduto” sono espressioni fasciste, e ora di nuovo nel linguaggio diffuso, soprattutto politico ed anche di vertice.

Ma le parole pesano e vanno riconosciute. Allora leggere Mussolini è scioccante ma rivelatore: è lui l’inventore dell’antipolitica, della critica sprezzante dello Stato, dello sberleffo delle istituzioni. Le sue parole ci riportano al tempo in cui il fascismo ha occupato il posto lasciato libero dai partiti di allora.

“Noi ci permettiamo il lusso di essere aristocratici e democratici, conservatori e progressisti, reazionari e rivoluzionari, legalitari e illegalitari a seconda delle circostanze di tempo, di luogo, di ambiente, in una parola ´di storia՝nelle quali siamo costretti a vivere e ad agire. [Non siamo] una chiesa; piuttosto una palestra. Non siamo un partito; piuttosto un movimento” (Benito Mussolini, 1921)

Perché anche negli anni Venti l’opinione pubblica credeva di poter cambiare le cose, convinta che le parole di Mussolini fossero finalmente il segno che l’Italia non era più nelle mani dello straniero, dei

“professionisti della politica, della classe dirigente corrotta, servile, prigioniera dei poteri forti (soprattutto stranieri)”.

Il libro di Bidussa è allora interessante proprio perché analizza quelle parole. Discorsi, articoli e interventi pubblici di Benito Mussolini, pronunciati e scritti tra il 1904 e il 1927 (dunque il “linguaggio fascista” molto prima che esso si incontri con le politiche colonialiste, razziste e antisemite della seconda metà degli anni Trenta). Si tratta delle parole che hanno appunto costruito l’immaginario fascista; un linguaggio che continua a segnare il nostro presente.

Il fascismo, sostiene dunque Bidussa, iniziò dal linguaggio e poi si fece Stato.

“Quelle parole, con il loro carico di immaginario, sono tornate a circolare nella nostra mente e spesso nel nostro linguaggio parlato. Sono tornate a essere ´parole gridate՝e non più solo ´parole sussurrate՝. E la forza del grido, se senza contrasto, le rende ´parole ammesse՝. Ovvero ´legittime՝” (David Bidussa, “Me ne frego!”, Feltrinelli, 2019)

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