Il sarcasmo della funzionaria INPS che su Facebook perde la pazienza

Negli ultimi giorni i canali social dell’INPS, in particolar modo la pagina Facebook “INPS per la Famiglia”, sono stati letteralmente sommersi dalle più disparate domande, poste dai tantissimi utenti che, spesso per conto di amici e parenti, stanno cercando di reperire informazioni concrete su come ottenere il reddito di cittadinanza.

“Come faccio a sapere la cifra assegnata?”, “Dove trovo il PIN?”, “Perché mi danno solo 40 euro?”, “Posso continuare a lavorare in nero?”.

Una mole di quesiti che ha costretto chi gestisce i social dell’INPS (veri e propri social media manager o funzionari dell’INPS prestati alla gestione dei canali online) ad assolvere a più richieste del solito, rispondendo a domande di ogni genere, spesso mal poste o piene di imprecisioni (ed errori anche grammaticali e lessicali, che le hanno rese talvolta addirittura incomprensibili).

Ad un certo punto, come spesso accade sui social, la pazienza però finisce, e il tono delle risposte ha iniziato ad essere ben più velenoso, indispettito, spazientito, a tratti sarcastico, come se a rispondere non fosse un ente ufficiale ma un qualsiasi utente del web. Il risultato spesso e volentieri è stato a dir poco esilarante, tant’è vero che alcuni screenshot, catturati tra i commenti degli ultimi post della pagina sopracitata, hanno rapidamente iniziato a viralizzarsi su vari gruppi e pagine Facebook.

Su tutti spiccano sicuramente la richiesta di una donna, che ha implicitamente ammesso il lavoro in nero di suo figlio – i commenti, è bene ricordarlo, venivano pubblicati su una pagina ufficiale a nome dell’INPS – e le risposte date ad una signora, sostanzialmente presa in giro per la sua foto profilo, in cui è ritratta mentre indossa delle orecchie da coniglio.

Ma cos’è il sarcasmo? Deriva dal greco ‘sarkasmòs’ (che fa riferimento al dilaniare, addentare, lacerare carni) e l’etimologia aiuta a comprendere facilmente il suo significato intrinseco. Difatti è una forma di ironia amara e pungente, ispirata da animosità e quindi intesa a offendere e umiliare. Alcuni esperti di linguistica lo considerano un “insulto educato”. E la differenza tra l’ironia e il sarcasmo è tra ciò che fa sorridere e ciò che invece ferisce.

Il confine è sottile, e le differenze sostanziali si riconoscono dall’effetto che producono.

L’ironia ha un effetto benefico, quasi rilassante, dissipa le tensioni, stimola pensieri nuovi e anche se volta ad esprimere un disappunto, essa viene espressa all’altro con un animo benevolo, quindi non ferisce. L’ironia presuppone creatività e, ben dosata, è positiva perché consente di uscire da uno stato d’animo avverso e ne ridimensiona la portata, relativizzando i fatti. L’ironia generalmente alleggerisce.

Il sarcasmo, invece, ferisce. L’obiettivo del sarcastico è pungere, far sentire in colpa, provocare reazioni negative per ottenere uno scopo personale, fosse anche solo quello di tenere l’altro sotto controllo psicologico. Il sarcasmo è l’ironia portata all’eccesso e mossa dal fine di sminuire e svilire l’altro.

Il sarcasmo quindi comporta la presenza di impulsi aggressivi primitivi, spesso inconsci ed è uno strumento del debole che vuole apparire forte e attaccare duramente, garantendosi di non essere attaccato (perché ha agito nel solco dello ‘scherzo’).

Esempi di sarcasmo? La funzionaria INPS effettivamente ne ha sfornati di ottimi:

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