Gli eufemismi salvano l’editoria?

Quante volte ci capita di leggere: il mercato editoriale è in crescita, il libro di X è primo in classifica con Y migliaia di copie, è in ristampa l’ultima edizione di Z?

In uno sferzante articolo, la giornalista e scrittrice bolognese Guia Soncini affronta il problema del mascheramento dei dati reali dell’editoria e degli autori. E noi di Retoricamente diamo un nome preciso a tutto ciò: eufemismo. L’eufemismo è una particolare figura retorica, una forma di dissimulazione cui si ricorre per sostituire un’espressione diretta (ma ritenuta indecente o pericolosa o offensiva) con una espressione indiretta, inoffensiva e neutrale.

Tizio ha un tumore? No: ha un male incurabile. La società sta fallendo? No: sta subendo un rovescio finanziario. Tizio è poi morto? No: è passato a miglior vita.

Ma dire che un libro è in ristampa (senza dire che è stato precedentemente stampato in sole 100 copie) non è neanche più eufemismo ma vera e propria fallacia argomentativa (cioè quella particolare illusione non ottica ma verbale).

Guia Soncini prende come esempio l’ultimo libro di Matteo Renzi, dato per primo in classifica nella settimana di uscita. Bene, bravo. Ma quanto ha venduto dall’uscita? 7.000 copie. Che sono pochissime per un preteso bestseller (bestseller che, comunque, sono sempre meno…) – anche a voler arrivare alle 17.000 copie complessivamente vendute dal suo penultimo libro.

E allora il problema diventa non Renzi ma i numeri veri dell’editoria, costantemente oggetto di eufemistici rilevamenti e rappresentazioni davvero fallaci. E ancora: il problema diventa che in Italia non si legge. E, se si legge, non si legge certo letteratura ma ‘altro’.

Guia Soncini, La demolizione dei fatti e di quel che resta dell’editoria, Linkiesta

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