Pappagalli, gatti e “catcalling”

Il catcalling è salito alla ribalta dopo un post Instagram di Aurora Ramazzotti, che ha pubblicamente denunciato le molestie subite in strada. Il termine si è poi rapidamente diffuso. Oggi è comunemente utilizzato anche dai media, ma forse non tutti lo conoscono. Qual è, allora, il significato di catcalling? Con il termine si indicano una serie di comportamenti sgradevoli generalmente posti in essere nei confronti delle donne da sconosciuti per strada. Si tratta di vere e proprie molestie verbali, consistenti in apprezzamenti più o meno volgari, fischi, gesti o versi rivolti nei riguardi della vittima nonché battute a sfondo sessuale, inseguimenti ed offese concernenti l’aspetto fisico.

Lo si chiama catcalling perché l’insieme delle due parole cat e calling definiscono l’idea in modo chiaro: il miagolio di un gatto in amore.

Ma il catcalling, almeno in Italia, non è reato. L’articolo del codice penale al quale è possibile fare riferimento è il 660 “Molestie o disturbo alle persone” (“Chiunque in un luogo pubblico o aperto al pubblico, ovvero col mezzo del telefono, per petulanza o per altro biasimevole motivo, reca a taluno molestia o disturbo è punito con l’arresto fino a sei mesi o con l’ammenda fino a euro 516”), nel quale le molestie di strada finiscono più come il retaggio di quello che una volta veniva definito come “pappagallismo”.

Come capita oramai spesso, pur avendo un termine in italiano (‘molestie’) ed una norma già esistente (che, tutt’al più, potrebbe essere ‘rafforzata’ per prevedere nuovi contesti), si finisce con l’importare termini inglesi.

L’Accademia della Crusca è allora intervenuta per fare chiarezza sul vocabolo, sulla sua origine e sul suo uso anche in Italia: 

https://accademiadellacrusca.it/it/parole-nuove/catcalling/18489

Foto di copertina: Mario De Biasi, Gli Italiani si voltano (fotografia che ritrae Moira Orfei mentre passeggia per Milano nel 1954)

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