Matematica e letteratura: quando la logica conduce il gioco

Delle relazioni tra matematica e letteratura si è detto molto e si continua a dire. Un’equazione non sempre di facile soluzione ma di grandissimo fascino per cui le parole si trasformano in numeri, i numeri in parole fino a diventare codici, enigmi, algebra emozionale, aritmetica romanzata.

Magie numeriche, dunque. E non stupisce, infatti, che l’università di Charleston, Carolina del Sud, dedichi al tema una pagina del proprio sito Internet in cui vengono segnalati con minuziosa cura i racconti/romanzi/saggi in cui si celebrano le “nozze alchemiche” tra le due discipline.

Ma è con la nascita della letteratura gialla, o mystery, che la fiera dei numeri diventa parte della struttura narrativa. Il maestro del genere è Edgar Allan Poe (1809-1849) che nel 1846 scrive il breve ma intenso saggio La filosofia della composizione dove spiega che la fase creativa di un’opera è dettata da uno schema di gioco preciso in cui la frenesia dell’intuizione va plasmata attraverso codici, paletti e ragionamenti. Così nel componimento de Il Corvo, la sua poesia più celebre, scrive di aver proceduto “passo passo, fino al suo completamento, con la stessa precisione e la stessa consequenzialità di un teorema matematico». Auguste Dupin, il suo investigatore, è d’altra parte un appassionato di numeri, tanto da affermare ne I delitti della via Morgue che «la facoltà di risolvere un problema è probabilmente molto rinforzata dallo studio delle matematiche e in modo particolare dell’altissimo ramo di questa scienza che è chiamato analisi”.

Per approfondimenti su Poe e le sue opere:

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