Il ‘vairus’ dell’inglese contagia Di Maio

Retorica-mente è un blog sempre attento alla lingua, alle sue evoluzioni e… alle sue esasperazioni.

Sì, perché è l’esasperata ricerca dell’effetto a travolgere parole che da secoli sono lì, ferme, con etimologia e fonetica chiare, ma vittime purtroppo di chi vuole dare sfoggio di una cultura apparentemente internazionale ma di fatto concretamente limitata.

L’ultimo (e solo l’ultimo) esempio è il ‘coronavairus’ di Di Maio. Proprio così: il ministro degli esteri italiano (non quello americano!) lo ha pronunciato così. E chi se ne frega se il termine ‘virus’ è latino (un tranquillo sostantivo che da secoli significa soprattutto ‘veleno’). Del resto, non è meglio mostrare al mondo di quanto noi italiani conosciamo le lingue? Di certo, non la nostra.

Il Ministro degli Esteri non è però solo nell’ardua impresa di dare a taluni termini una nuova vita: si va infatti dallo Juventus ‘Stadium’ che i commentatori (e i tifosi, non da meno) si ostinano (e ostentano) nel pronunciare ‘stedium’ (dimenticando che anche in questo caso ci troviamo di fronte ad una parola latina), al ‘super’ che diviene ‘soppaaaar’ (perché sempre il latino non può essere), il ‘plus’ che diventa ‘plas’, ‘media’ che diventa ‘midia’, ‘audit’ che diviene ‘odit’ (diversamente non è professionale), ‘summit’ ovviamente ‘sammit’ (altrimenti non ci viene nessuno) e ‘sine die’ che diviene ‘sain dai’ (quasi il titolo di un film di 007).

Ricordando che il 65% del vocabolario attuale inglese deriva dal latino, cosa c’è da aspettarsi? Niente di buono.

Prosit! (n.d.r. latino questa volta pronunciato alla russa, ‘prósit’?)

https://www.ilgiornale.it/news/politica/maio-fa-lamericano-e-sbaglia-pronuncia-coronavirus-1826276.html

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