Convivere con anafora, epanalessi e anadiplosi? Si può. Martin Luther King e Obama lo dimostrano

Hanno nomi che fanno pensare a ignote patologie mediche, ma altro non sono che figure retoriche di antica tradizione e utilizzo, oggi, per lo più inconsapevole.

L’anafora, l’epifora, l’epanalessi e l’anadiplosi sono figure retoriche cosiddette di ‘ripetizione’ o accumulazione, e riguardano prevalentemente il piano lessicale: esse trasmettono ‘immagini’ che conferiscono alle parole utilizzate valori espressivi che vanno al di là di quello corrente, generando nell’interlocutore una sorta di ‘straniamento’.

L’anafora è una figura retorica che consiste nella ripetizione di una parola o di un gruppo di parole all’inizio di una frase o verso (c.d. segmento testuale), secondo il seguente schema:

/X… /X…/

dove i puntini indicano il segmento testuale, lo slash (/) l’interruzione del segmento testuale e la ‘X’ la parola/gruppo di parole oggetto della ripetizione.

L’esempio classico è dantesco:

Per me si va ne la città dolente,

per me si va nell’etterno dolore

per me si va tra la perduta gente.

(Dante, Inferno, III, 1-3)

Anafora non meno famosa è però quell’ “I have a dream” (ripetuto ben 9 volte) dello storico discorso pronunciato da Martin Luther King Jr. il 28 agosto 1963 davanti al Lincoln Memorial di Washington a conclusione della marcia a favore dei diritti civili. Essa rimane uno degli esempi retorici più studiati e clonati.

Ma numerosi sono anche gli oratori contemporanei a farne uso. Si pensi a Barack Obama, che spesso si è servito dell’anafora utilizzata con ritmo ternario (ripetizione di tre elementi):

No bailouts, no handouts, and no copouts

(Barack Obama, Discorso sullo Stato dell’Unione, 2012)

This country has more wealth than any nation, but that’s not what makes us rich. We have the most powerful military in history, but that’s not what makes us strong. Our university, our culture are all the envy of the world, but that’s not what keeps the world coming to our shores.

(Barack Obama, 7 novembre 2012 – discorso della rielezione)

 

Figura retorica speculare all’anafora è invece l’epifora, consistente nella ripetizione di una parola o di un gruppo di parole alla fine di un segmento testuale, secondo lo schema:

/…X /…X/

Un esempio? Il Battisti-Mogol di “E penso a te”:

Scusa è tardi, e penso a te / ti accompagno e penso a te / ti telefono e intanto penso a te

(Battisti-Mogol, E penso a te)

 

L’epanalessi è invece figura retorica che consiste nella ripetizione di una stessa parola o di un gruppo di parole di seguito, all’inizio, all’interno o alla fine di un segmento di testo, secondo il diverso schema:

/XX…/            /…XX…/ /…XX/

Per l’occasione, un esempio tratto dalla pubblicità:

Se qualcuno ruba un fiore per te, sotto sotto c’è Impulse

L’epanalessi tende all’amplificazione emozionale del discorso, e in essa rientra anche la cosiddetta ‘struttura a cornice’ o ‘frase foderata’, che consiste nella ripetizione a mo’ di eco, alla fine della frase, del predicato o di una sua parte:

Voleva trargli fuori le budella dalla pancia, voleva trargli

(Giuseppe Verga, Cavalleria rusticana, in Vita dei campi)

 

Vi è poi anche l’anadiplosi, consistente nella ripetizione di una stessa parola alla fine di un segmento di testo e all’inizio di quello successivo, secondo lo schema:

/…X / X…/

Sempre dalla pubblicità, eccone un esempio:

Il Natale quando arriva, arriva

e in ambito giudiziario:

Luigi è stato accusato di un delitto; delitto che, in effetti, non ha commesso

Nel discorso politico, poi, l’anadiplosi fu un espediente figurale molto usato nella prima metà del Novecento da Benito Mussolini.

 

In definitiva, le tre figure retoriche analizzate sono tutte caratterizzate dalla ripetizione di parole o serie di parole. La differenza è nel punto in cui essere vengono ripetute:

– ad inizio verso per l’anafora (X … / X … / X …);

– alla fine verso per l’epifora (… Y / … Y / … Y);

– tra la fine di un segmento testuale e l’inizio del successivo per l’anadiplosi (… Z / Z …).

 

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