TED Talks, la comunicazione del nuovo millennio?

TED. Questo acronimo, che ci appare come un nome simpatico, nasconde le parole Technology, Entertainment e Design. La “santa trinità postmoderna”, in qualche modo. È gestita dalla fondazione Sapling (parola che vuole dire “giovane albero”) e il suo scopo non lucrativo, che frutta decine di milioni di dollari, è offrire una «piattaforma per i thinkers i più intelligenti, i visionnaires migliori e i professori più inspiring affinché milioni di persone possano acquisire una comprensione più profonda dei più grandi problemi che il mondo deve affrontare e il desiderio di collaborare alla creazione di un avvenire migliore». Sotto il motto «ideas worth spreading – idee che meritano di essere diffuse», la fondazione organizza le conferenze TED e rilascia il suo marchio e i suoi metodi alle imprese che pagano per sposare il suo formato «meno di 18 minuti per convincere» (molto vicino allo stand-up degli umoristi). E i TED talks ormai proliferano. Il sociologo Stéphane Hugon giudica che tale espansione si fonda essenzialmente sull’«abbassamento di credibilità delle istituzioni classiche come la scuola, lo stato e la chiesa, grandi perdenti della postmodernità» (cit. Fabrice Hadjadj, L’Avvenire, 9 aprile 2017).

L’attuale direttore di TED, Chris Anderson, ha pubblicato una vera e propria “guida” introduttiva all’uso dei TED Talks. E sull’argomento certamente  torneremo presto…

TED Talks, un inno alle parole (Il Mestiere di Scrivere) – Leggi l’articolo

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