Perché nella comunicazione politica Berlusconi serve risorto

Anche il periodo sembra perfetto per tentare paragoni. L’ennesima malattia di un uomo viene resa strumento per la sua resurrezione: la sua vita rappresentata oramai come via crucis, e una liturgia che si concluderà con l’effetto di portare, se non ora quando accadrà (e se mai accadrà, viene da sospettare), l’uomo tra gli eroi, le divinità, i miti.

Del resto, sembra di assistere ad una comunicazione effettivamente concertata tra tutti, che unisce con incredibile facilità paganesimo e cristianesimo. Le affermazioni sono solo di grande sorpresa nel trovarlo eroico, sempre meglio, e nel manifestare la certezza che tornerà addirittura più forte di prima, quasi a sovvertire con naturalezza un corso biologico che vale solo per gli altri. Non certo per chi è destinato a sedersi tra gli dei.

Fede? Riconoscenza? Mah. Forse per qualcuno dei seguaci c’è anche questo. Ma il freddo calcolo è la matrice giusta: Berlusconi serve a tutti risorto. Serve politicamente, serve economicamente. Non può morire, non deve morire. E, se accade, non sarà come per gli altri, ma come per quello più noto. Almeno per il momento.

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