Quante volte abbiamo sentito o letto l’espressione SOFT SKILLS? Si tratta delle “competenze trasversali”, anche se sembra essere molto più esotico usare l’espressione inglese…
Partiamo da una premessa. Le hard skills sono tutte quelle conoscenze di natura tecnica che si acquisiscono, ad esempio, a scuola e che sono utili per poter svolgere un certo lavoro o mansione specifica. Le soft skills, invece, sono più complesse da identificare e una volta le avremmo chiamate, semplicemente, attitudini intrinseche che ciascuno di noi sviluppa in base alle sole esperienze che compie nella vita. Poi sono state ‘codificate’ a livello europeo, distinguendo tra:
- soft skills di efficacia personale: resistenza allo stress, flessibilità, autostima, stress control, creatività e apprendimento continuo;
- soft skills di servizio e relazionali: orientamento al cliente, comunicazione con l’esterno, cooperazione e capacità di mantenere rapporti con terzi;
- skills di influenza e impatto: tendenza alla persuasione, organizzazione consapevole, mantenimento della leadership e coaching;
- skills per la realizzazione: ordine e qualità, iniziativa, approccio costruttivo, orientamento al risultato, organizzazione e pianificazione delle attività, autonomia nel lavoro e problem solving;
- skills cognitive: capacità di astrazione e analisi.
D’accordo. E perché – almeno in Italia e parlando con altri italiani – non possiamo chiamarle “competenze” o “capacità trasversali”?