“Carico residuale”, espressione ieri utilizzata dal Ministro dell’Interno alludendo a persone e cose presenti sulle navi con a bordo migranti in cerca di asilo nei nostri porti, è un’espressione che fa uso, tecnicamente, della retorica. In concreto, si tratterebbe di una perifrasi eufemistica. L’eufemismo e le perifrasi eufemistiche vengono suggerite dalla retorica quando vi è la necessità o l’opportunità di evitare l’utilizzo di termini o espressioni. I motivi? Molti: ad esempio, decenza, pudore, rispetto per il prossimo.
Il rispetto per il prossimo imporrebbe, tuttavia, anche di non utilizzare – neanche in documenti formali o burocratici, men che meno con i media – termini o espressioni che implicitamente lo negano.
Non è questo un post sul problema politico (e non) degli sbarchi e sulla gestione dei migranti. È un post sulla gestione delle parole, e l’uso che il Ministro degli Interni Piantedosi fa delle parole non è corretto (avrei potuto suggerire altre perifrasi, se proprio necessarie).
Tutto questo ci riporta però alla memoria l’espressione che l’avvocato di Berlusconi, Ghedini (scomparso poche settimane fa), utilizzò – poi anche con i media – per l’ipotetico congiungimento sessuale dell’allora Presidente del Consiglio con una ragazza:
«Ancorché fossero vere le indicazioni di questa ragazza, e vere non sono, il premier sarebbe, secondo la ricostruzione, l’utilizzatore finale e quindi mai penalmente punibile…».
Poi Ghedini, sollecitato sull’espressione utilizzata, così spiegava: «Mi spiace ma il linguaggio tecnico è quello: colui che riceve è l’utilizzatore finale. Può essere un linguaggio crudo ma è così» (Dino Martirano, Corriere della sera.it, 18 giugno 2009, Politica).
Ma Ghedini, e come lui Piantedosi, si sbagliava: il linguaggio tecnico non è necessariamente freddo e crudo. E, comunque, diventa certamente inopportuno se portato all’esterno, in dichiarazioni a televisioni e organi di informazione. Come hanno fatto entrambi.
Per la cronaca, Piantedosi – anche lui sollecitato sull’espressione utilizzata – ha dichiarato «se vi fermate all’esegesi delle espressioni burocratiche fate pure ma non accettiamo lezioni da nessuno».
Il problema è che le lezioni sull’uso delle parole vanno prese prima di utilizzarle, signor Ministro.