BASTA CON LE PAROLE INGLESI INUTILI: FERMIAMO QUESTA EPIDEMIA

Perché dobbiamo dire ‘food’ e non ‘cibo’? Perché ‘ticket’ e non ‘biglietto’? Che senso ha parlare di ‘meeting’ o ‘briefing’ se possiamo usare l’italianissima (ma forse banale?) ‘riunione’? E, ancora, forse all’infinito: perché ‘cluster’ anziché ‘focolaio’? Perché ‘lockdown’ e non ‘isolamento’? Perché ‘performance’ e non ‘prestazione’? Perché ‘authority’ e non ‘autorità’? Perché ‘competitor’ e non ‘concorrente’? Perché ‘sold out’ e non ‘tutto esaurito’?

E poi: parliamo di ‘smart working’ (letteralmente ‘lavoro agile, intelligente’) per intendere ‘telelavoro’, ‘lavoro da casa’ o ‘lavoro da remoto’. Ma in inglese questo concetto si traduce con ‘remote working’ o ‘home working’. Quindi non solo insistiamo nell’uso dell’inglese, ma lo facciamo anche male.

Spesso dietro il ricorso a una parola inglese si nasconde il nulla. Bisogna imparare a usare sempre il corrispettivo italiano se questo esiste nel nostro vocabolario, così come insegnano i linguisti e ricorda l’Accademia della Crusca, e soprattutto il buon senso e il rispetto per la nostra bellissima lingua.

Fermiamo questa imbarazzante epidemia.

Viva l’italiano, e chi lo conosce.

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