Neanche la Madonna ha potuto fare granché. La crisi e i discorsi dei “leaders” in Senato

Martedì scorso abbiamo atteso con fiducia che i ‘leaders’ politici illustrassero in Senato, con dovizia di particolari e acutezza di scelte retoriche, le proprie posizioni.

Lo sconcerto ha poi prevalso. Sì, perché di fronte a quei ‘discorsi’, Retorica-mente non può che esprimere un giudizio mediamente negativo (il resoconto stenografico degli interventi di Conte, Salvini e Renzi è disponibile qui di seguito).

Quello del Presidente dimissionario Giuseppe Conte è stato un discorso istituzionalmente e retoricamente corretto, con una buona base argomentativa e una resa oratoria non eccezionale (ma il Presidente Conte – che lui non ce ne voglia – non è un oratore eccezionale).

La media è però tirata verso il basso dal discorso del senatore Matteo Salvini, assolutamente privo di argomentazione e con scarsa tensione oratoria (mancava la base, e forse anche il senatore ha avvertito un senso di vertigini). E a nulla è servito l’utilizzo di alcuni supporti (anche religiosi), con i quali ha cercato di costruire (male) delle inutili fallacie argomentative per attirare o deviare a seconda dei casi l’attenzione.

Leggere, poi, il successivo tweet con cui Luca Morisi (“Responsabile della comunicazione e social media strategist” di Matteo Salvini) ha stigmatizzato il discorso del suo datore di lavoro, non ha prezzo:

A proposito, poi, dell’altro Matteo (Renzi): nel suo discorso l’argomentazione retorica c’è, e la resa oratoria pure (superiore a tutti). Il problema è tuttavia rappresentato da alcune banalità rifilate di tanto in tanto, come spesso accade nei suoi discorsi (e forse frutto di un eccesso di presunzione oratoria).

Alla fine dei conti, il quadro è però desolante. Dal punto di vista della retorica (di base), non siamo neanche alla sufficienza. Se si guarda a quella specificamente politica, la media discende velocemente verso il suolo.

È questione di formazione e preparazione. Del resto, per essere dei comici di professione non basta solo essere simpatici: occorrono dei testi validi. Così come per essere dei politici di professione non basta saper aprire bocca, ma occorre avere e saper organizzare cose da dire.

Se non si hanno i requisiti di base, si rischia di avere dei comici presuntivamente politici e dei politici involontariamente comici. Esattamente quello che abbiamo.

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