L’obbligo flessibile per la questione vaccini: l’ultimissimo ossimoro della politica italiana

La locuzione immaginifica, utilizzata dal ministro della Salute Giulia Grillo per descrivere quella che sarà l’applicazione delle norme sulle vaccinazioni, ha generato polemiche e risate (come la vignetta di Staino pubblicata per Tiscali.it). In molti sono disorientati e, in attesa di un charimento, giocano con riferimenti cinematografici e letterari. Ma cos’è un ossimoro?

L’ossimoro è una figura retorica che consiste nell’unire due parole o espressioni che sono inconciliabili nel significato in quanto indicano propriamente una antitesi o contrarietà. In quanto espressione dell’antitesi l’ossimoro unisce, contrapponendoli, due pensieri o due significati che sono di per sé inconciliabili perché l’uno esprime il contrario dell’altro (es. silenzio assordante, ghiaccio bollente, dotta ignoranza, silenzio eloquentedisgustoso piacere, illustre sconosciuta, lucida follia).

Nell’ossimoro due idee normalmente tenute disgiunte in quanto inconciliabili vengono accostate per produrre un inatteso circuito che conferisce loro una sorprendente ‘energia di senso’ in grado di colpire l’ascoltatore o il lettore.

L’ossimoro è molto frequent in tutta la tradizione letteraria, sin dall’epoca classica (una sinfonia discorde – Orazio), e si ritrova ad esempio in Petrarca (o viva morte, o dilettoso male), in Leopardi (E ‘l naufragar m’è dolce in questo mare), in Pascoli (un oblio dolce e crudele; l’estate fredda dei monti), in Ungaretti (la morte si sconta vivendo) e in Montale (una dolcezza inquieta).

A metà Novecento l’uso dell’ossimoro nella letteratura si amplia soprattutto nei titoli (Beppe Fenoglio, La sposa bambina; Sebastiano Vassalli, L’archeologia del presente) e di qui sempre più diffusamente nei titoli dei prodotti mediatici (nei film: Belli e dannati, Non guardarmi non ti sento, Caos calmo).

Attualmente l’ossimoro appare con una certa frequenza nel linguaggio pubblicitario e in espressioni di larghissima diffusione (come navigare in rete). Se ne appropria anche il linguaggio sportivo (con espressioni di gergo come gol non gol; beffarda consolazione).

L’ossimoro è insomma divenuto diffusissimo, in qualunque contesto: dal fuoco amico alla pace armata, fino alla realtà virtuale. Senza trascurare intelligenza artificialevariante di valico (visto che per definizione un valico è l’unico punto per cui si può passare tra due montagne).

La politica non poteva non sfruttare l’utilità dell’ossimoro, capace di unire l’inconciliabile: convergenze parallele; moderatismo intransigente. Ed ora “obbligo flessibile“: in Rete gli utenti si sono scatenati, tra manifesta contrarietà e gustosa ironia, contro la frase della ministra della Salute Giulia Grillo che ha usato l’ossimoro per descrivere quella che sarà l’applicazione delle norme sui vaccini nelle regioni italiane in vista dell’inizio del nuovo anno scolastico. Ci sono utenti che cercano di scogliere il rompicapo linguistico e, tra questi, c’è chi prova a dare una spiegazione semantica (si veda l’interessante resoconto fatto da Repubblica.it). Decine e decine, infine, i riferimenti cinematografici, letterari e storici. Basta seguire l’hashtag #obbligoflessibile e le risate sono garantite (sebbene il tema, invece, sia estremamente serio…).

Come la vignetta della nostra copertina, realizzata da Staino per Tiscali.it, in cui la satira, come spesso succede, fotografa una situazione meglio di quanto possa fare un intero servizio giornalistico…

Riuscirà allora questo ossimoro di nuovo conio a salire in vetta alle classifiche dei più immaginifici e andare a sostituire quello che per noi rimane sempre insuperabile, ossia lo “stabile pericolante“? A tutti i Governi si deve augurare sempre buona fortuna, e questo Governo non ha meno possibilità dei precedenti per riuscire in questa missione semantica e retorica…

 

In copertina: vignetta di Sergio Staino per Tiscali.it

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