L’enfasi del non detto

Non vi staremo a dire che cos’è la preterizione. Non vi staremo a spiegare che si tratta di una figura retorica che finge di non dire una cosa che invece dice.

Evitando ulteriori preterizioni, vi diciamo proprio che questa figura retorica (dal latino passare oltre, tralasciare, omettere) consiste nell’affermare di voler passare sotto silenzio una cosa nel momento stesso in cui invece la si nomina, dandole così maggiore rilievo.

e non ti nascondo
quelle infinite complicazioni simboliche che non ti rivelo” (Edoardo Sanguineti, Codicillo, 9, vv. 2-3, 1982)

Insomma si dice senza dire, o meglio, si finge di non voler dire. È come quando si racconta a qualcun altro, con meraviglia, di una grande esperienza che si è vissuta: “Non ti dico poi che cosa è stato…”. Non lo si dice del tutto eppure, proprio in virtù di questa reticenza, di questa omissione, si dà grande enfasi alla cosa che si finge di voler nascondere. Sarà poi chi ci ascolta o ci legge a riempire i vuoti del nostro discorso. Ma è proprio questo il grande potere della finta omissione: mette una pulce nell’orecchio, desta l’attenzione e comanda a chi ci sta di fronte di ragionare sul non detto.

La preterizione è molto usata nel discorso politico, perché consente di attaccare, apparentemente “senza sporcarsi le mani”.

Nel discorso alla Convention nazionale democratica (luglio 1960), Kennedy usa una sofisticata preterizione per demolire il suo avversario Nixon e il partito repubblicano, in quel momento al potere:

Noi tuttavia non stiamo solamente gareggiando contro il signor Nixon. Il nostro compito non è solamente quello di fare l’elenco degli insuccessi dei repubblicani. Cosa che poi non è affatto necessaria. Perché le famiglie cacciate dalle campagne sapranno per chi votare, senza che noi glielo diciamo. I minatori e gli operai tessili rimasti senza lavoro sapranno come votare. Gli anziani rimasti senza assistenza sanitaria, le famiglie senza una casa decorosa, i genitori senza possibilità di nutrire e istruire adeguatamente i loro figli, sanno tutti che è arrivato il momento di cambiare

dove il futuro presidente americano dichiara che non si vuole fare l’elenco degli insuccessi dell’avversario, ma va puntualmente ad elencarli con nonchalance.

Anche nel mondo della pubblicità vi sono stati alcuni interessanti esempi applicativi della preterizione.

Ad esempio, nel 1987 la Bose:

E, in tempi più recenti, la Ikea:

In pubblicità (e più in generale nelle arti visive) ogni inquadratura per il fatto che esclude ciò che non è inquadrato è una preterizione (ed anche una sineddoche, per il fatto di inquadrare solo una parte); ma all’interno dell’inquadratura si ha preterizione con le mascherature o le velature di parti del soggetto rappresentato. Distinguere comunque tra preterizione, reticenza e litote è abbastanza difficile nel linguaggio visivo, in quanto tutto queste figure sono delle omissioni volontarie.

 

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