Chi scriverà per noi? I “writing bots”, programmati per creare. Anche figure retoriche.

writing bots sono schemi con procedimento sistematico di calcolo che, una volta programmati, sono in grado di macinare dati, parole, sintassi e figure retoriche meglio dei nostri migliori studenti.

“In truth, I’d love to build some verse for you/ To churn such verse a billion times a day/ So type a new concept for me to chew/ I keep all waiting long, I hope you stay.” Non sono i versi di un sonetto di Shakespeare ma il sofisticato talento verbale di un algoritmo che sfrutta l’intelligenza artificiale per creare elaborati di qualità sopraffina.

E così grandi aziende di comunicazione come Narrative Science, StatSheet e l’Icon Group International dell’economista Phil Parker affidano la realizzazione dei propri contenuti proprio a writing bots appositamente programmati.

Questa, insieme alle altre avanguardie digitali protagoniste del nostro secolo, è una modalità di rapporto con il reale che sconvolge i paradigmi entro cui la maggior parte di noi è cresciuta. Poi ci sono i nativi digitali. E c’è la scuola. Che sembra ancora far fatica a interpretare la realtà.

Un interessante articolo illustra un progetto dell’Università di Padova, approfondendo il rapporto tra i protagonisti della scuola e le tecnologie di informazione e comunicazione e ponendo seri interrogativi.

 

Simona Perrone, “Il digitale e la scuola: la scommessa del cambiamento” (Nòva – Il Sole 24 Ore) – Leggi l’articolo

 

Per ulteriori approfondimenti: Chatbots Magazine – Vai al sito

 

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