La vita da documentaristi dei genitori che si amano (nel ruolo)

Dopo un solo anno di vita le foto online di un figlio sono mediamente già oltre 300. I pediatri e gli psicologici avvertono: basta.

Più che parlare, si fotografa. Va tutto online: dalla prima ecografia, al primo dentino, al primo compleanno, alla torta numero uno, due, tre, alla gita al mare, in montagna, sul campetto di calcio…

Perché? Perché è bello mostrare la felicità della propria famiglia, la bellezza e l’eccezionalità dei propri figli. È bellissimo mostrare quanto si è bravi come genitori, quanto si viene corrisposti, quanto gli altri non fanno abbastanza, e soprattutto immaginarli mentre rosicano. 

È bello far vedere quanto si ama. E quanto ci si ama. Sì, ci si ama molto nel ruolo. È un’evoluzione della mai esistita famiglia del Mulino Bianco: un nuovo set in cui i figli e la loro rappresentazione all’esterno sono un potente strumento per comunicare, ancora di più se si gode di una qualunque forma di popolarità. Una forma di retorica visuale estremamente versatile.

Ma il meccanismo è adottato anche da perfetti sconosciuti. Perché condividere pure i figli pare essere diventato uno sport mondiale. Anche se poi quella felicità è solo frutto di un filtro su una realtà magari molto diversa.

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