Labbra gonfie, naso fine, occhi brillanti, incarnato splendente: sono questi gli standard di bellezza diffusi sui social, e riguardano sia donne che uomini. Fanno sentire migliori, perfetti. E così, queste controfigure perfette girano da anni indisturbate, contribuendo a trasformare un filtro in un muro tra ciò che appare e ciò che è.
Filtri che omologano volti e corpi, li uniformano a standard discutibili, cancellando proprio quei dettagli che magari rendono eccezionale ciascuno di noi. E cancellando anche le parole, oramai inutili: perché noi (soprattutto i giovani) sembriamo non avere più bisogno delle parole ma solo delle immagini. E di immagini perfette, che rappresentino quella che non è una realtà ma solo una aspirazione. Maledetta, aspirazione.
Noi di Retoricamente cosa potremmo suggerire, se non di usare più parole e meno filtri?
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