L’arresto di Riina e la retorica visuale

Il 15 gennaio 1993 veniva arrestato Totò Riina, a capo di Cosa Nostra e latitante da decenni. Nel frattempo, però, aveva impartito ordini e soprattutto omicidi, tra i quali quelli del Generale Dalla Chiesa.

Quel giorno questa fu una delle prime foto. Non è una foto qualunque, perché è frutto di scelte precise e della volontà degli autori non solo di documentare fatti e persone ma di ‘argomentare’. Si tratta di un nitido esempio di retorica visuale, dove l’immagine ‘argomenta’, cioè contiene un ragionamento perché parte da una o più premesse e giunge ad una conclusione. E lo fa in modo rapidissimo, senza necessità del ‘verbale’. Penetra nella mente di chi la guarda attraverso gli occhi e, come una saetta, lo attraversa senza bisogno di spiegazioni.

Direte che è solo una fotografia? No, non è così. È la foto del capo di Cosa Nostra, ammanettato, su sfondo bianco su cui campeggia, piccola ma ben visibile, la foto di uno dei più strenui difensori dello Stato, il Generale Dalla Chiesa, da lui per questo voluto morto. 

Pensate, dunque, al ragionamento svolto e alla conclusione raggiunta. In un attimo. L’attimo di un flash.

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