Se non telefonando

Ieri una circolare inviata dal Ministero alle scuole ribadisce il divieto (introdotto in verità nel 2007) di usare smartphone o iPad durante le lezioni, “un elemento di distrazione e una mancanza di rispetto verso i docenti”.

Si aggiunge anche: “una recente indagine conoscitiva della VII commissione del Senato ha anche evidenziato gli effetti dannosi che l’uso senza criterio dei dispositivi elettronici può avere su concentrazione, memoria, spirito critico dei ragazzi”.

La circolare non introduce sanzioni, richiamandosi al senso di responsabilità e invitando semmai le scuole a varare regolamenti restrittivi.

Cosa accade negli altri Paesi?

Negli Stati Uniti sono diffuse normative fortemente restrittive. I benefici derivanti dalle limitazioni all’uso dei telefoni cellulari e degli altri dispositivi elettronici sono stati in molti casi salutati con favore dagli stessi studenti.

In Cina (manco a dirlo) è vietato l’uso del telefono a scuola: ciò, secondo il governo, per proteggere la vista dei giovani, migliorare la loro concentrazione e prevenire la dipendenza da Internet.

In Francia, dal 2018 è proibito l’uso dei telefoni nelle scuole primarie e medie. I bambini sotto i 15 anni devono tenere i loro telefoni cellulari fuori dalla vista.

Lo psichiatra Paolo Crepet è d’accordo con le soluzioni drastiche, che comportino il divieto assoluto non di utilizzare, ma proprio di portare lo smartphone in classe: “Vietare i telefonini comporta un netto calo dell’aggressività, un aumento netto di capacità cognitive, memoria e attenzione e, soprattutto, un aumento netto delle relazioni sociali ed emotive”.

Ma c’è anche chi sostiene che gli insegnanti dovrebbero aiutare gli studenti a saperlo usare meglio, anche in classe.

Comunque la si pensi, noi di Retorica-mente una riflessione la vorremmo dedicare al rapporto tra verbale e visuale: forse molti, troppi studenti, in classe come fuori, utilizzano lo smartphone cedendo alla velocità e alla facilità d’uso di tutto ciò che è visuale. A danno delle parole. Quello che ‘sfogliano’ per lo più non è fatto di parole ma di stimoli visivi, di cui abitualmente oramai si nutrono. E questo può essere un danno, perché talvolta sollecita la sfera emotiva e non quella razionale, favorendo l’errore e anche la strumentalizzazione.

Si può dunque insegnare ad avere, ancora una volta, al centro della propria vita e della propria formazione la parola e il ragionamento?

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Qui la circolare del Ministero:

https://www.miur.gov.it/web/guest/-/stop-ai-cellulari-in-classe-circolare-del-ministero-inviata-alle-scuole-valditara-tuteliamo-l-apprendimento-dei-ragazzi-e-il-rispetto-per-i-docenti-

Qui un interessante quadro sull’argomento:

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