Stasera mettetevi davanti ad un televisore o ad un computer. Accedete ad una qualunque piattaforma (Netflix, Amazon Prime, Apple TV, Sky: non importa), e avviate una serie qualunque.
Scommettiamo che in un caso su due la serie si aprirà con una scena, particolarmente ambigua o coinvolgente, per poi tornare indietro, e poi magari ancora avanti, e poi ancora indietro?
E scommettiamo che non sapete che tutto questo l’hanno già inventato gli antichi e gestito grazie a soluzioni introdotte dalla retorica (e poi adottate anche dalla letteratura)?
Sì, perché stiamo parlando delle anacronie, cioè discordanze nella narrazione dei fatti (e la narrazione dei fatti è una delle parti fondamentali del discorso retorico). Le anacronie sono delle alterazioni della linearità temporale: non si procede, nel racconto, seguendo la linearità temporale, ma per analessi (cioè per flashback, tornando indietro) o per prolessi (o flashforward, andando avanti).
Molti hanno parlato di una straordinaria novità nella narrazione, di meccanismi temporali inediti e sorprendenti.
Molti ritengono che l’utilizzo della non-linearità sia particolarmente efficace, consentendo la realizzazione di serie diversamente coinvolgenti (ad esempio, Lost).
Certo, il rischio di confusione con flashback continui è molto alto. E c’è poi da chiedersi se la ‘storia’ raccontata così avrebbe lo stesso appeal con una narrazione lineare.
Voi cosa ne pensate?