Il (neo) Presidente Mattarella e le figure retoriche

La (ri)elezione di Sergio Mattarella è una splendida notizia non solo per il Paese e la sua immagine, ma anche per la retorica. Perché sta scatenando un profluvio di figure e schemi retorici.

La più utilizzata è senz’altro la metafora, ma non mancano ossimori, eufemismi e anacoluti. Tutto condito da una generale ironia, che sembra esprimere ad un tempo gioia per il lieto evento ma anche rimprovero per la classe politica, fino a sfociare talvolta nel sarcasmo.

I social sono letteralmente impazziti, diffondendo come non mai “meme” talvolta davvero ben costruiti e divertenti (basti pensare all’accostamento anche iconografico del Presidente a quella di un ‘santo’). Ma anche all’estero abbonda l’uso della efficace sintesi retorica per commentare l’evento. Il New York Times, ad esempio, definisce Mattarella il “guardrail” della ‘oscillante’ democrazia italiana. Il Washington Post parla invece di “Presidente riluttante”, mentre il tedesco Spiegel parla di “teatro dell’assurdo”. Lo spagnolo El Pais, infine, evidenzia come i partiti non siano riusciti a trovare soluzioni all'”abisso istituzionale”.

Insomma, grazie a Mattarella sono salve la Repubblica e pure la Retorica.

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