Dagli odierni dissapori tra Macron e l’Italia, al ricordo del discorso di Mussolini di 78 anni fa: l’Italia dichiarava guerra alla Francia e alla Gran Bretagna

Esattamente 78 anni prima che Macron definisse vomitevole il comportamento del nostro Paese, l’Italia dichiarava guerra alla Francia e alla Gran Bretagna, con un celebre discorso di Mussolini il 10 giugno 1940 dal balcone di Piazza Venezia.

Si tratta di una data indelebile nella memoria degli italiani. Una data spartiacque che divide in un “prima” e in un “dopo” la storia collettiva e la storia di ciascuna famiglia. Alle ore 18, dai balconi di Palazzo Venezia, Mussolini annuncia l’avvenuta dichiarazione di guerra alla Francia e all’Inghilterra. Mascella protesa, mani sul cinturone, il duce studia sapientemente tonalità e pause, punteggiate dal boato della piazza. Anzi delle piazze, come ci mostrano le immagini dell’Istituto Luce restaurate solo qualche anno fa. Con una straordinaria sapienza mediatica, il discorso viene amplificato dagli apparecchi della RadioMarelli nelle principali città italiane. Genova. Torino. Milano. Venezia. Trieste. Bologna. Forlì. Bari. Firenze. Napoli. Là dove non c’è il corpo del duce, il primo ad aver affidato alla propria fisicità la comunicazione politica del Novecento, interviene la sua potente voce metallica. Ovunque si celebra il rito di fusione mistica tra Mussolini e gli italiani.

C’è chi dice che avesse fatto le prove davanti allo specchio, nella sua divisa da caporale d’onore della milizia. Tuttavia, il suo discorso forse “fu uno dei più brutti ch’egli abbia pronunciato. Tutto vi suonava falso, toni di sfida e accenti eroici” (Indro Montanelli). In effetti, l’analisi svolta con un rudimentale poligrafo (comunemente chiamato “macchina della verità”) conferma che nella voce di Mussolini vi fossero tracce inconfondibili di stress. 

Prima di iniziare il discorso, Mussolini prende la parola con un semplice gesto della mano destra, quasi domandasse agli italiani stessi di poter parlare; mentre la folla cessa le proprie urla, il Duce assume la posa solida, fiera e ieratica, che contraddistingueva le sue orazioni. 

Le gambe, nascoste dal parapetto del balcone, saldamente ancorate al terreno e divaricate quel tanto che poteva essere utile per sostenere le urla, senza però incidere negativamente sulla statura dello stesso Mussolini; braccia inarcuate e mani che sostengono con fermezza la cintura o si reggono sui fianchi; petto in fuori, viso rivolto leggermente verso l’alto e mandibola protesa in avanti. 

“Combattenti di Terra, del Mare, dell’Aria, Camicie nere della Rivoluzione e delle Legioni, uomini e donne d’Italia, dell’Impero e del Regno d’Albania. Ascoltate!”. In queste parole di apertura Mussolini fa ampio uso dei termini cari al regime. La sua prima parola è Combattenti, un tributo alle origini stesse del partito-milizia fascista. Terra, Mare e Aria, invece, richiamano i luoghi di espressione dei conflitti e, uniti con ‘combattenti’, formano un unicum linguistico che porta a significati come militari, marinai e aviatori.

Nel caso di Mussolini, a differenza di quanto visto con Hitler, spesso le ovazioni erano ricercate tramite l’utilizzo scientifico di figure retoriche quali il climax ascendente o di parole semplici ed evocative. Patria, Popolo, Littorio o Fascismo, sono tutte aree semantiche che Mussolini può utilizzare per demarcare la dialettica del soggetto contro l’antisoggetto. 

Un boato della folla (secondo alcuni storici chiaramente falso) risponde all’annuncio del Duce: “La dichiarazione di Guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia!”. 

Segue una lunga fase del discorso in cui si spiegano i preamboli, le cause e gli scopi della guerra nella quale l’Italia si appresta ad entrare. 

Innanzitutto, il Nemico: per il fascismo italiano il Nemico erano “quelle democrazie occidentali che avevano causato la “vittoria mutilata” dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale e che avevano cercato di isolare il fascismo nel contesto europeo ed internazionale”.

Poi, cercando di spiegare gli obiettivi perseguiti dall’Italia nel conflitto, Mussolini propone la tematica della Liberazione. “Spezzare le catene”, il “libero accesso all’oceano”, la “lotta dei popoli poveri e numerosi di braccia contro gli affamatori […], dei popoli fecondi e giovani contro i popoli isteriliti e volgenti al tramonto”. 

Segue il richiamo all’alleato nazista tedesco.

Dunque il discorso volge alla conclusione. Per quanto questa manifestazione retorica di Mussolini venga annoverata fra le sue prove più deboli da alcuni storiografi, questo è anche il discorso più famoso del Duce, forse reso celebre proprio dalle sue ultime parole. 

Interrotto più volte delle ovazioni rivoltegli dalla folla, Mussolini esclama: “La parola d’ordine è una sola, categorica e impegnativa per tutti. […] Vincere! E vinceremo! […] Popolo italiano, corri alle armi!››. E in un climax ascendente: “E dimostra la tua tenacia… il tuo Coraggio… il tuo valore!”. 

Nonostante il contesto storico e le chance di vittoria, il discorso di Mussolini permane nella storia come una paradigmatica prova oratoria del regime fascista e dell’Italia della Seconda Guerra Mondiale. 

 

Benito Mussolini, Roma Piazza Venezia, 10 giugno 1940 – Leggi il discorso

Benito Mussolini, Roma Piazza Venezia, 10 giugno 1940 – Vedi il video (streaming da Repubblica TV)

 

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