La metafora “vento del cambiamento” è stata l’asse portante del primo vero discorso del Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte. Un’ora per 4.472 parole (di cui 2.054 diverse) distribuite in 241 frasi con una lunghezza media di 24 parole.
Quanto alla ricorrenza di parole-chiave, si segnala l’utilizzo di ‘governo’ (33 volte), ‘cittadini’ (27 volte), ‘paese’ (25 volte), ‘tutti’ e ‘vogliamo’ (18 volte), ‘politica’ (16 volte), ‘nostra’ (14 volte), ‘dobbiamo’ e ‘sistema’ (12 volte), ‘sviluppo’ (11 volte), ‘contratto’, ‘responsabilità’ e ‘lavoro’ (10 volte).
Dal punto di vista retorico, pochi elementi da evidenziare. Su tutti, l’utilizzo della metafora del “vento del cambiamento” (utilizzata in almeno due occasioni; e quella già utilizzata al momento dell’accettazione dell’incarico con riserva, di essere “l’avvocato del popolo italiano”.
Qualche banalità: l’espressione “Politica con la P maiuscola”, così come il riferimento militaresco a “disciplina e onore”.
Più efficace invece l’utilizzo di una anafora, costruita attraverso l’uso di “cambia” (“Cambia che metteremo fine al business dell’immigrazione… Cambia che vogliamo un Paese a misura dei cittadini…”), utilizzato ben 6 volte come incipit di altrettante frasi.
E interessante la tripartizione dei “fronti” attraverso i quali si articolerà l’iniziativa politica del Governo (“ascolto”, “esecuzione”, “controllo”) – termini tutti utilizzati quali incipit di altrettanti periodi.
Nel complesso, si può sostenere che dal punto di vista retorico non verrà ricordato come taluni discorsi di Churchill o di Mussolini, o più recentemente di Obama. Ovvero, potrebbe non passare alla storia.
Discorso del Presidente Conte al Senato, 5 giugno 2018 – Leggi il testo