“Sarò l’avvocato difensore del popolo italiano”. Una metafora al centro del primo discorso del Presidente incaricato Giuseppe Conte

Ebbene sì, è proprio una figura retorica, esattamente una metafora, la protagonista di un discorso fatto di 257 parole (187 diverse) ed una media di 2,34 sillabe per parola, distribuite in 17 frasi con in media 17 parole ciascuna.

Tra le parole più ricorrenti ci sono governo (6 volte), presidente (4), europe* (4), cittadini (2), costituzion* (2).

La metafora (“Sarò l’avvocato difensore del popolo italiano”) campeggia più o meno nella seconda parte, ed è la cosa che più si ricordi del discorso. Non in positivo: la scelta è alquanto azzardata per una serie di ragioni tecniche. Farsi “avvocato” del popolo induce a pensare che il popolo ne abbia bisogno; e la domanda successiva, che la metafora provoca, è: perché, di cosa è accusato il popolo? da chi o da cosa deve difendersi? La rappresentazione complessiva indotta dall’utilizzo della figura retorica porta sostanzialmente l’uditorio a visualizzare un ambiente (il Governo, il Parlamento, la politica in generale) dove fino ad oggi il Popolo non sarebbe stato mai adeguatamente rappresentato e difeso, subendo non si sa cosa (la compromissione dei propri diritti?), ed oggi finalmente e validamente difeso da un “avvocato”.

Peraltro, la proiezione dell’avvocato-paladino viene offerta basandola su un ethos (capacità morale) che non è ancora elemento netto e utilizzabile da parte dell’oratore Conte (incaricato a seguito di numerose e forti polemiche sul suo curriculum e sulla modalità di rappresentazione all’esterno delle cose fatte in vita).

In definitiva, una scelta piuttosto banale.

Comunque, ancora troppo poco e troppo presto per valutare complessivamente l’oratore Conte. Ci aggiorniamo al discorso per la fiducia in Parlamento.

 

Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio incaricato – Discorso del 23 maggio 2018 – Testo

Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio incaricato – Discorso del 23 maggio 2018 – Video

 

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